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Un cenno sulle chiese esistenti e aperte al culto e su quelle distrutte nel tempo e dall'incuria degli uomini, delle quali soppravive il ricordo.
La Chiesa madre di Albi è dedicata ai santi Pietro e Paolo.
Sorta probabilmente nel secolo XVI, possiede alcuni oggetti sacri di fine fattura e in argento massiccio: una croce astile, un secchiello e un vasetto per la purificazione, oggetti che portano incise le date, il secchiello ed il vasetto del 1743 e la croce del 1688.
Nella sacrestia della chiesa si conserva un pregevole reliquiario con una reliquia della Croce autenticata e sigillata il 27 maggio 1709 dal cardinale Pallavicino su instanza del mons. Fortunato Durante, vescovo di Squillace, e da questi inviata in dono alla chiesa del suo paese.
La chiesetta di San Filippo, di cui si è detto sopra, ha una funzione sussidiaria: vi si celebra messa le domeniche e le altre feste.
Fino al 1920 fu aperta al culto la chiesetta di Santa Maria della Misericordia a fianco della strada mulattiera che conduceva e conduce tuttora da Taverna in Sila.
A ridosso del muro perimetrale destro di questa chiesetta i Padri Agostiniani della Congregazione di Zumpano, che fecero conoscere in Albi la dolce figura di San Nicola di Tolentino, costruirono un loro convento nel 1570; era l'Università, cioè la Pubblica Amministrazione di Albi, che provvedeva al vitto ed al vestito dei frati.
Soppresso il convento nel 1653, la chiesetta continuò a funzionare; fu chiusa al culto, come si è detto, soltanto nel 1920.
Dalla chiesa di Santa Maria della Misericordia proviene una Madonna col Bambino che si trova ora nella chiesa parrocchiale; sulla base si legge Sancta Maria Populi.
Di incerta attribuzione e di fattura mediocre, da un esame obiettivo e da un confronto con altre statue che si trovano a Taverna e Sellia che mostrano più o meno la medesima tecnica, si potrebbe, come data, assegnarle la seconda metà del '500.
Ancora nella chiesa parrocchiale troviamo un dipinto di notevole fattura rappresentante la Madonna col Bambino tra i santi Girolamo e Sebastiano; la sicurezza dei tratti e la sobrietà del colore potrebbe farlo assegnare ad un artista di buona capacità e ispirazione.
La chiesetta di Santa Maria delle Grazie detta dell'Oliveto, posta su un'altura che domina il paese, è da pochi anni stata riaperta al culto; dopo che un fulmine distrusse il campanile durante un furioso temporale.
Un ricordo merita, inoltre, l'Abbazia di Pesaca i cui ruderi si incontrano, a pochi chilometri da Albi, salendo verso la Sila.
Sorta intorno al secolo XII, era un cenobio di monaci basiliani; una chiesa ricca e frequentata affiancava l'Abbazia: ora è tutto avvolto da silenzio e da oblio.
Come ai tempi, del resto, di Gian Lorenzo Anania, dotto scrittore tavernese del secolo XVI il quale, ricordando la magnificenza del tempio dedicato alla Vergine che attraeva fra quelle montagne folle devote di pellegrini, piange sulla fede che si indebolisce e si spegne e sulla indifferenza degli uomini che assistono impassibili allo scomparire di così venerande ed insigni memorie.

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